Antidepressivi intranasali

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVII – 27 giugno 2020.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La forma farmaceutica e la via di somministrazione di molecole ad uso terapeutico non sono tradizionalmente due argomenti di interesse prioritario per neuroscienziati e cultori di discipline neuroscientifiche, ma nel caso dei nuovi antidepressivi è quanto mai opportuna un’eccezione alla regola. Sono numerosi i fattori che rendono interessante lo studio dei nuovi antidepressivi per somministrazione intranasale, a cominciare dall’ossitocina, della quale ci siamo occupati in innumerevoli recensioni di studi sui suoi molteplici ruoli fisiologici.

La depressione, soprattutto nelle forme di gravità clinica corrispondenti al disturbo depressivo maggiore (MDD), costituisce un problema individuale e sociale di notevole entità. Le persone affette da MDD, ma anche molte persone nelle quali si riconosce un’eziopatogenesi da stress, presentano rallentamento ideomotorio, riduzione dell’iniziativa, della volontà, della determinazione ad agire, dell’autostima, della forza e dell’efficienza muscolare; molti hanno la percezione soggettiva di una “riduzione della vita”, e l’innesco di circoli viziosi fra alterazioni psichiche e comportamentali genera una spirale di progressivo peggioramento che, oltre a precludere gli interventi non farmacologici per mancanza di cooperazione, può accompagnarsi a idee catastrofistiche e autodistruttive.

Per queste ragioni si fa ricorso agli antidepressivi, ma una serie di limiti, fra cui il tempo di latenza necessario per effetti rilevabili soggettivamente e clinicamente significativi, rende ancora molto insoddisfacenti le soluzioni farmacologiche attualmente disponibili.

Una svolta significativa a questo stallo sembrano assicurarla i nuovi antidepressivi per somministrazione intranasale. Malgorzata Panek e colleghi hanno fatto il punto delle conoscenze e delle possibilità attuali con un’esaustiva rassegna.

(Pank M., et al. Developments in the discovery and design of intranasal antidepressants. Expert Opinion in Drug Discovery – Epub ahead of print doi: 10.1080/17460441.2020.1776697, June 21, 2020).

La provenienza degli autori è la seguente: Faculty of Food Technology, University of Agriculture, Krakow (Polonia); Department of Neurobiology, Maj Institute of Pharmacology, Polish Academy of Sciences, Krakow (Polonia); Drug Management Department, Institute of Public Health, Faculty of Health Sciences, Jagiellonian University, Krakow (Polonia).

Sono numerosi gli aspetti che fanno della somministrazione nasale un approccio interessante e promettente, in generale per i disturbi mentali, e in particolare per quelli depressivi: 1) si tratta di una via di somministrazione diretta ma non invasiva; 2) presenta effetti quasi immediati; 3) la maggiore biodisponibilità del farmaco consente una riduzione della dose per ottenere gli stessi effetti; 4) accresce l’attraversamento della barriera emato-encefalica (BEE), riducendo gli effetti collaterali sistemici.

Malgorzata Panek e colleghi hanno sviluppato una discussione estesa e dettagliata sui farmaci ad effetto antidepressivo disponibili attualmente per somministrazione intranasale, presentando i dati di studi clinici rilevanti, e descrivendo le caratteristiche delle formulazioni basate su nanotecnologia (nanocarriers) per un notevole miglioramento di efficienza delle dosi somministrate.

I risultati discussi sono molto convincenti, soprattutto per quanto riguarda i problemi di assorbimento gastro-intestinale, di superamento della barriera emato-encefalica e del primo passaggio metabolico.

Naturalmente, la somministrazione intranasale da sola non è sufficiente per superare tutti i problemi connessi con la fisiopatologia di un disturbo che interessa estesamente i sistemi neuronici dell’encefalo, l’attività della glia, tutti i principali apparati dell’organismo e il sistema immunitario, con lo sviluppo di processi infiammatori diffusi.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza, e invita alla lettura delle recensioni di studi di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-27 giugno 2020

www.brainmindlife.org

 

 

 

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